Io ho due passioni che si fondono nel mio lavoro: il design industriale e la progettazione per l’ospitalità, professionale e domestica, due mondi che amo perché sono l’espressione del profondo bisogno umano di realizzarsi attraverso l’ingegno e l’operosità e di esplorare e condividere le bellezze della vita.
Ma è anche il duro mondo dell’imprenditoria, dove non basta più fare buoni prodotti, ci vogliono idee che fanno la differenza, capaci di toccare le corde sensibili della gente, di capire quello che veramente serve, che non si trova quasi mai in ciò che già esiste. Trovare queste idee è il mio lavoro. Ma anche questo non basta, oggi anche il migliore dei prodotti è niente se non è canalizzato e comunicato bene.
Siamo pronti per confrontarci con questo nuovo, difficile scenario? Io si, e voi?
Massimo Mussapi


Per lavorare in Cina dovevo capire i cinesi, e fu soprattutto una circostanza capitatami a Shenzhen (davvero incredibile, che meriterebbe un racconto dettagliato), a spingermi
a forza a entrare nella loro testa e a guardare attraverso
le loro orbite.
Da lì ho visto come ci vedono, e nel cercare di capire loro,
ho capito anche qualcosa in più di noi. Non è filosofia,
è pura necessità. Una cosa è muoversi in un contesto protetto, ad esempio per conto di una multinazionale, un’altra è farlo da solo: devi per forza capire, e in fretta.
Questa per me nuova attitudine a guardare dal punto
di vista dell’altro ormai è diventata una pratica,
e per il mio lavoro è l’insegnamento più prezioso
che ho ricevuto dalla mia esperienza in Estremo Oriente: capire prima di agire, in fondo un segreto semplice.
E ogni tanto finisce, sia pure come effetto collaterale,
per rendermi anche umanamente più empatico.