A dieci anni costruivo cose con materiali di recupero, tornavo a casa da scuola e le trovavo distrutte da mio fratello minore. Ho cominciato presto a capire quanto è duro fare il designer.

A 16 anni il mio primo “studio”, preso in affitto per due lire in una vecchia casa, all’insaputa dei miei genitori. In quella piccola ottusa città quelle due stanze erano il mio spazio sconfinato, inebriante e confuso, dove è maturata la mia grande fuga. Che arriva a 20 anni: sbarco a Milano, e scopro il Nuovo Mondo.
Per tre dei miei cinque felicissimi anni di studio frequento due università contemporaneamente:
design allo IED e Architettura al Politecnico. Lo IED mi ha dato una bacchetta magica
per affrontare qualunque tipo di progetto. Poi un altro maestro, Vittorio, l’architetto
che mi ha insegnato cos’è il lavoro vero. Grato per sempre a entrambi.

Milano è davvero il centro mondiale del design, non potevo che stabilirmi qui. 

A 40 anni poi sbarco a Taipei per lavoro e scopro l’Asia. E’ subito amore e da allora non smetto
più di lavorarci: Taiwan, Cina, e ora Vietnam. Una formidabile palestra umana e professionale.